periodo: 17/11/2017 - 11/03/2018
curatore: Gianluca Farinelli con Antonio Bigini e Rosaria Gioia con la curatela storico-scientifica di Francesco Reggiani e Alessandra Malusardi dell’Archivio Storico e la collaborazione di Anna Biagiotti della Sartoria della Fondazione Teatro dell’Opera
presso: Museo di Roma - Palazzo Braschi
Artisti all’Opera. Il Teatro dell’Opera di Roma sulla frontiera dell’Arte da Picasso a Kentridge 1880-2017: questo è il titolo completo dell’esposizione in corso sino all’11 marzo 2018 al Museo di Roma - Palazzo Braschi. Un titolo impegnativo ma adeguato a una mostra che ha l’ambizione di restituire centotrentasette anni di memoria, ripercorrendo il cammino di un grande teatro internazionale che è stato - nel corso dei decenni - luogo d’incontro di artisti e di arti diverse: non solo compositori, orchestrali, cantanti, costumisti, scenografi e registi ma anche pittori, scultori, disegnatori.
La mostra narra, così, la storia di oltre un secolo di sinergie e confronti che concorsero alla realizzazione di una “Gesamtkunstwerk”: un’opera d’arte totale in cui tutte le arti convergono per realizzare una perfetta sintesi.
L’esposizione - promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla Fondazione Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna - è a cura di Gian Luca Farinelli con Antonio Bigini e Rosaria Gioia. La curatela storico-scientifica è di Francesco Reggiani e Alessandra Malusardi dell’Archivio storico e audiovisuale del Teatro. La mostra si avvale inoltre della collaborazione di Anna Biagiotti della Sartoria della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma.
L’obiettivo è quello di raccontare l’eccezionale rapporto che il Teatro dell’Opera di Roma ha saputo creare in ogni epoca con gli artisti del tempo ma è anche l’occasione per rendere il giusto tributo alle tante maestranze che contribuiscono alla creazione e alla costruzione della messa in scena pur restando sempre all’ombra della ribalta.
Nel contempo, seguendo la storia del Teatro dell’Opera, la mostra narra anche la Storia civile e sociale del Paese che ha dato i natali alla lirica: l’Italia.
Dal Teatro Costanzi, inaugurato nel 1880, al Teatro Reale dell’Opera (dal 1926), al Teatro dell’Opera di Roma (dal 1946), ai nostri giorni il Teatro ha sempre rispettato la sua vocazione iniziale di luogo innovativo, “sensibile alla sperimentazione attraverso l’apertura a nuovi linguaggi e il dialogo con le altre arti” (C. Fuertes).
Più di un secolo di arte performativa è stata così tradotta in un percorso espositivo; nel narrarla la prospettiva è stata ribaltata: il visitatore - varcata la soglia della mostra - si trova direttamente nel backstage, in grado di ricostruire il “dietro le quinte” del palcoscenico grazie anche ai filmati d’archivio e alle proiezioni a cura dell’Istituto Luce.
Inoltre il progetto di illuminazione di Mario Nanni e i corpi illuminanti di Viabizzuno, nel loro andamento verticale, esaltano le cromie delle opere esposte contribuendo alla felice realizzazione del progetto.
Sono esposti “scene, costumi, bozzetti, figurini, disegni, maquette e ogni altro elemento nato dal genio di artisti, di scuole ed epoche diverse, a complemento dell’opera da rappresentare” (C. Parisi Presicce), tutti provenienti dall’Archivio storico e audiovisuale del Teatro dell’Opera e dal magazzino dei costumi.
La mostra nasce così da una rigorosa selezione dell’imponente collezione del Teatro dell’Opera costituita da più di 11.000 pezzi: non solo bozzetti e figurini ma anche registrazioni audio e video, giornali d’epoca, programmi di sala, locandine, manifesti e tutti gli elementi scenici ideati da grandi artisti figurativi del Novecento, collezione che è stata raccolta e catalogata in modo sistematico dall’Archivio storico e audiovisuale del Teatro stesso sin dal 2001.
A questi elementi rari e preziosi si aggiunge un cospicuo numero di costumi scelti dal patrimonio degli oltre 80.000 abiti di scena indossati dai protagonisti della lirica e del balletto.
Artigiani all’Opera
La singolarità di questa mostra è anche l’ampio rilievo dato alle maestranze che contribuiscono, all’ombra della ribalta, alla creazione e alla costruzione della messa in scena: in questa occasione trova il dovuto riconoscimento il lavoro di ciascuno che, a qualsiasi titolo, abbia partecipato alla realizzazione dell’Opera.
Alcune sezioni della mostra sono così dedicate ai laboratori, ai settori in cui trionfano i costumi e il lavoro dei costumisti; ai luoghi che celebrano il binomio arte/moda: tutti ambiti in cui regnano competenze e professionalità con produzioni assolutamente artigianali. E la colonna sonora della mostra non è costituita solo dal patrimonio universale delle arie più celebri ma anche da suoni, voci, rumori degli artigiani all’opera impegnati negli allestimenti o nella realizzazione delle scene e dei costumi: martelli che battono, funi che scorrono, forbici che tagliano.
La sala 4 è dedicata ai laboratori e ai magazzini delle scenografie e dei costumi, ubicati in Via dei Cerchi, nell’edificio dell’ex-pastificio Pantanella. Qui, sin dai primi anni Trenta, si creano e producono le scenografie degli allestimenti: in primo luogo si trasformano in scene di 16 metri per 9 i bozzetti dopo averli trasferiti in scala gigantesca, poi, nella falegnameria, si sagomano e si allestiscono i fondali delle scene che sono dipinti, infine, nel vasto salone del quarto piano. L’edificio, pensato per la conservazione della pasta, ha anche la climatizzazione ideale per custodire il corpus dei circa 80.000 costumi di cui fanno parte anche quelli di Caramba (al secolo Luigi Sapelli, 1865-1936) acquistati dal Teatro Reale dell’Opera alla sua morte. Al lavoro dell’artista geniale dalla fantasia inesauribile, considerato il primo costumista in assoluto e a quello dell’eclettico Mariano Fortuny - noto anche per i suoi tessuti e le sue stoffe d’arte - è dedicata la sala 3.
La sala 17 è quella dei Costumi e Costumisti. La selezione degli abiti di scena esposti illustra un ricco e variegato repertorio, testimonianza di un patrimonio artistico e sartoriale che dalla fine degli anni Trenta - con Caramba - arriva sino ai giorni nostri.
Da un lato il genio degli artisti che tratteggiano forme e colori sui figurini, dall’altro la sartoria teatrale che trasforma abilmente il disegno in realtà realizzando - in modo completamente artigianale e con grande creatività - i costumi delle opere e dei balletti.
In questa sala sono esposte creazioni di famosi costumisti fra cui Anna Biagiotti, Danilo Donati, Gabriella Pescucci, Pier Luigi Pizzi, Franca Squarciapino.
Opere di stilisti come Renato Balestra, Roberto Capucci, Valentino, Emanuel Ungaro sono esposte nella sala 21 dedicata al binomio Moda e Opera: perfetta sintesi in cui si identifica pienamente l’espressione del made in Italy, all’insegna della capacità creativa, dell’estro, dell’abilità progettuale e artigianale. Un binomio di cui fu ben presto chiara l’importanza se già nel 1924 Diaghilev, il geniale creatore dei Ballets Russes, commissionò a Coco Chanel i costumi per il balletto Le Train bleu.
Artisti all’Opera: l’arte contemporanea a teatro
L’esposizione segue un percorso cronologico con opere realizzate per il Teatro da artisti celebri come Pablo Picasso, Duilio Cambellotti, Filippo de Pisis, Enrico Prampolini, Afro e Mirko Basaldella, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Alberto Burri, Giacomo Manzù, Mario Ceroli fino ad arrivare a William Kentridge.
Alcune sale sono destinate ai registi teatrali - come Luca Ronconi, Bob Wilson, Emma Dante - e cinematografici - come Terry Gilliam, Werner Herzog, Sofia Coppola - con la passione dell’opera che hanno prestato il loro lavoro alla messinscena.
Fra i registi spiccano, in primis, Luchino Visconti e Franco Zeffirelli (sala 14), con cui collaborò strettamente la pittrice, scenografa e costumista Lila De Nobili (sala 15).
Lo “spettacolo” inizia con le opere (Cavalleria rusticana, Tosca, Turandot di cui è esposto lo straordinario costume indossato da Maria Callas) dei due compositori che hanno segnato la storia del Teatro: Pietro Mascagni e Giacomo Puccini (sale 2 e 4).
Con la lungimirante direzione di Emma Carelli (dal 1912 al 1926) la scena romana divenne protagonista di grandi novità con le voci più autorevoli del mondo dell’arte e dello spettacolo: ne sono testimonianza eventi leggendari come i Ballets Russes di Diaghilev e la presenza di artisti innovativi. Tra questi Pablo Picasso (sala 5), con scene e costumi per Le Tricorne: Il cappello a tre punte, 1920 e 1953, ed Enrico Prampolini (sala 9) con il suo rivoluzionario rinnovamento scenografico e la collaborazione a numerosi spettacoli, fra cui Il castello nel bosco, 1931 e I capricci di Callot, 1942.
Le opere realizzate per il Teatro durante il ventennio fascista - in cui viene riconosciuto al teatro di lirica e di prosa un ruolo educativo e di propaganda - attestano come artisti del calibro di Duilio Cambellotti, Felice Casorati, Filippo De Pisis, Cipriano Efisio Oppo abbiano risposto in modi diversi al mutato clima politico e culturale (sala 6). E l’idea di “teatro del popolo” si amplifica con le rappresentazioni estive alle Terme di Caracalla dove l’Aida, con scene e costumi di Nicola Benois (sala 7), è l’opera più rappresentata.
Spettacolare è l’allestimento del Salone delle Feste di Palazzo Braschi dedicato completamente a Giorgio de Chirico con lo stupefacente sipario lungo 15 metri dipinto dall’artista per l’Otello di Rossini (andato in scena nel 1964) e tutto il salone - in cui sono esposti, oltre a bozzetti, altri costumi realizzati per il teatro - si trasforma in uno “spazio metafisico”.
La mostra dà conto anche dei cambiamenti che si verificarono nel dopoguerra e soprattutto a partire dagli anni Sessanta, anni frenetici in cui al Teatro dell’Opera si avvicendano i grandi protagonisti dell’arte italiana come Toti Scialoja, Rapsodia in Blu, 1948; Fabrizio Clerici, Il sacrificio di Lucrezia, 1949; Corrado Cagli, Bacco e Arianna, 1957; Emanuele Luzzati, I 7 peccati capitali, 1967, tutti presenti nella sala 12 con bozzetti, scenografie e costumi.
La sala 13 è dedicata interamente a Renato Guttuso e al suo lungo sodalizio quasi ventennale col Teatro dell’Opera: si ricordano, fra gli altri, le scene e costumi per Pulcinella, 1950-51; La Sagra della Primavera, 1967; Carmen, 1970 e Aladino e la lampada magica, 1976.
Seguono nella sala 16 opere di Giacomo Manzù, Oedipus rex, 1968, e di Alexander Calder, Work in progress, 1968.
Da segnalare, nelle ultime sale, le prestigiose collaborazioni con artisti come Mario Ceroli, Sancta Susanna, 1977 e La fanciulla del West, 1983 (sala 18); Alberto Burri, November Steps, 1973, (sala 19) e nella sala 20 Arnaldo Pomodoro, Semiramide, 1982; Domenico Purificato, Petruška, 1970; Giulio Turcato Ottavo Concerto, 1984.
Il percorso espositivo si chiude con la proiezione di più di cinquecento disegni di William Kentridge realizzati dall’artista sudafricano per la sua personalissima rilettura di Lulu di Alban Berg, spettacolo considerato da molti “la scommessa più audace della passata stagione operistica”.
Non solo Arte…
Visitando la mostra Artisti all'opera ci si imbatte anche in significativi documenti d’Archivio che danno conto di episodi eclatanti della storia del Teatro come il clamoroso abbandono della scena da parte di Maria Callas alla prima della Norma con cui si inaugurava la stagione operistica del 1958. “Uno scandalo” lo definì “Il Giornale d’Italia” nella pagina esposta in mostra (4 gennaio 1948). Un avvenimento, questo, che segnò i destini del soprano e del Teatro stesso che da allora si separarono per sempre!
Centotrentasette anni di storia del Teatro dell’Opera di Roma - ma anche centotrentasette anni di storia dell'arte, del costume, della moda, della società italiana - narrati con gli apparati più belli della sua collezione: sicuramente una delle più interessanti proposte nell’annata culturale capitolina.
La guida alla mostra, edita da Electa, è a cura di Alessandra Malusardi.
indirizzo
Piazza San Pantaleo, 10 Roma
telefono
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00)
web
http://www.museodiroma.it/
orari
Dal martedì alla domenica dalle ore 10 – 19 (la biglietteria chiude alle 18) chiuso il lunedì
accesso per i disabili
si
biglietti
Biglietto “solo mostra”: intero € 9; ridotto € 7; Speciale Scuola € 4 ad alunno (ingresso gratuito ad un docente accompagnatore ogni 10 alunni); Speciale Famiglia: € 22 (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni) Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra (per non residenti a Roma): intero € 15; ridotto: € 11 Biglietto integrato Museo di Roma + Mostra (per residenti a Roma): intero € 14; ridotto € 10
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