Il "Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX", non lontano da Porta Pinciana, a Roma e dalla non più esistente Porta Salaria (Piazza Fiume), nasce nel 1995 grazie al lascito della principessa Blanceflor de Bildt Boncompagni, avvenuto nel 1973.
L’edificio, in stile barocco con contaminazioni di gusto liberty, è stato realizzato nel 1901 dall'architetto Giovanni Battista Giovenale.
Ristrutturato nel 1932 con un’impronta più classicista per volontà del principe Andrea Boncompagni che vi si trasferì con la seconda moglie, la svedese Blanceflor de Bildt, il villino subì importanti modifiche sul piano strutturale, incluso l’inserimento di un ascensore e lo spostamento degli appartamenti privati con la zona notte al secondo piano. Al primo piano, il piano nobile, rimase la funzione di rappresentanza con saloni e sale da pranzo.
Oggi, dopo un attento restauro filologico, che ha previsto il recupero delle tonalità originali della volta, l’adeguamento della struttura alle normative relative alle barriere architettoniche e ad una più efficiente climatizzazione, il complesso lavoro di riallestimento restituisce visibilità proprio al secondo piano.
Si può così provare a raccontare un percorso che, grazie ad una collezione complessa costituita da numerosi lasciti privati, mira a restituire il clima culturale dei primi decenni del Novecento, anni in cui il villino, frequentato anche da personaggi internazionali, dignitari, ecclesiastici e diplomatici, costituì un punto di riferimento importante per la vita culturale della città.
Salendo le scale fino al primo piano si accede a quattro sale: la prima è la Galleria degli arazzi, che prende il nome dagli arazzi fiamminghi del XVII secolo che ornano le pareti. Questa sala è dedicata alle mostre temporanee ma conserva alcuni elementi di pregio degli arredi originali.
Segue la Sala della culla dei principi Savoia, oggi dedicata ai principi di Savoia e un tempo adibita a salotto, che prende il nome da uno straordinario manufatto in bronzo, argento e rame realizzato nel 1901 dallo scultore romano Giulio Monteverde e decorato con soggetti allegorici. Nella sala sono presenti anche suppellettili di pregio tra cui mobili, applique, candelieri, un orologio da tavolo e vetrine con medaglie e con camei realizzati dagli orafi romani Giradet alla fine dell’800.
Si procede poi entrando nel grande Salone delle vedute, con trompe l’oeil raffiguranti veri e propri scorci sulla perduta area della Villa Ludovisi. Accolgono gli ospiti i ritratti della padrona di casa, la principessa Alice Blanceflor Boncompagni Ludovisi De Bildt, e di sua madre, Alessandra Keller. Tra gli arredi, una consolle in stile tardo barocco in legno dorato e intagliato, una grande specchiera con motivi decorativi in stile Luigi XV e, tra le finestre che danno sul giardino, due stipi del XIX secolo di legno laccato e intarsiato con serramenti in metallo, acquistati dalla Compagnia delle Indie. In questo ambiente si trova, inoltre, un salotto settecentesco con un divano e due poltrone bergère dai profili rocaille. Infine, proprio come presenze vive inserite persino nelle prospettive alberate, sembrano animare la sala alcuni abiti donati dalle prestigiose maison romane d’alta moda tra cui Sarli, Gattinoni, Valentino, Raffaella Curiel, Marella Ferrara, Lorenzo Riva e Renato Balestra: costituiscono la testimonianza di una forte volontà della società civile di dare vita fin dal 1996 ad un museo della moda a Roma.
Nella Sala di Papa Boncompagni, un tempo adibita a sala da pranzo, ha trovato posto il ritratto di Papa Gregorio XIII, un Boncompagni che nel XVI secolo diede grande lustro alla famiglia. Concepita nell’allestimento attuale come ideale studiolo del Pontefice, ospita una scrivania del XVII secolo sulla quale sono collocati un mappamondo firmato da Matthäus Greuter, (1554-1638) celebre incisore originario di Strasburgo, e una piccola riproduzione in bronzo, del XIX secolo, della colonna Traiana. Copricaloriferi in ferro battuto, nature morte alle pareti, applique con cariatidi in bronzo dorato completano la sala.
Salendo al secondo piano, l’allestimento presenta sale tematiche che illustrano, dall’inizio del Novecento agli anni Trenta, la relazione tra arte e vita, la nascita di nuove figure sociali, la grande diffusione delle arti applicate, il ruolo della moda e tutte le suppellettili delle abitazioni aristocratiche e dell’alta borghesia.
Un omaggio al gusto liberty di cui si fece magistralmente interprete Galileo Chini, è la Sala con la Primavera, realizzata per il salone d’onore della Biennale di Venezia nel 1914. Una decorazione di grande leggerezza si unisce a un disegno d’impronta classicheggiante che lo distingue rispetto all’opera di Klimt e in genere dalla Secessione Viennese. È importante sottolineare, inoltre, la grande attenzione di Chini per le arti applicate italiane ed in particolare per la lavorazione veneziana del vetro e delle murrine da cui certamente trae ispirazione.
Il tema de La Ritrattistica Belle Époque si trova nel corridoio, nella veranda e in altre due sale. Dipinti e sculture, tra cui molti provenienti dalla Galleria Nazionale d’arte moderna, ritraggono, spesso con impostazioni chiaramente dedotte dalla fotoritrattistica, soggetti moderni e popolari come la nuova borghesia e gli intellettuali. Tra gli artisti, Enrico Lionne, Arturo Noci, Camillo Innocenti e gli scultori Augusto Passalaglia ed Ernesto Bazzaro. Inoltre, nelle sale è possibile ammirare, tra gli altri, anche vasi di Olga Modigliani e sedute di Vincenzo Cadorin e di Ernesto Basile.
La Sala degli affetti trae il nome dalla presenza di animali in ceramica di Alfredo Biagini, Enea Antonelli, Roberto Rosati e Ferruccio Palazzi o in bronzo, come i caproni di Sirio Tofannari, e di ritratti di bambini e di adolescenti. Tra questi, si trovano dipinti di grande qualità di Armando Spadini, Felice Carena, Cipriano Efisio Oppo e due piccole sculture in ceramica del 1927 realizzate da Arturo Martini.
Al poliedrico artista Duilio Cambellotti è dedicata la sala de Il Modernismo a Roma. Qui è esposta la grande vetrata I Guerrieri, realizzata dalla Vetreria Picchiarini, con cui vinse il primo premio alla Mostra della vetrata artistica del 1912. Nelle vetrine, opere di altri ceramisti che lavorarono nello stesso periodo o nell’entourage dell’artista, tra cui Roberto Rosati, Andrea Antonelli, Romeo Bernardi, Alessandro Marcucci, Virgilio Retrosi e una poltrona di Vittorio Grassi oltre a un dipinto di Umberto Prencipe.
La sala Tra Futurismo e Déco esprime pienamente la relazione tra arte e vita. Vi si trovano dipinti di Giacomo Balla, di Gian Emilio Malerba, di Vinicio Berti e fotografie dell’ungherese Oskar Brázda. Nelle vetrine vi sono ceramiche, oggetti d’arredamento e altre opere di arte decorativa, tra cui un tappeto di Prampolini, che testimoniano le contaminazioni negli anni Venti tra gusto déco e Futurismo, testimoniando, nella varietà e nella vivacità, un gusto internazionale che precede quello “novecentista”.
Nella Sala degli Anni Trenta si trova la stanza da bagno della principessa Blancefor voluta per lei dal marito negli anni Trenta, in marmo dai toni giallo e verde, estremamente lineare ed elegante. Qui, nelle vetrine, merletti e lavorazioni pregiate del tempo ed arredi che esprimono un gusto semplice come gli abiti degli anni Quaranta esposti o il vaso in ceramica di Vietri.
Due divagazioni tematiche sulla moda, infine, costituiscono un ulteriore indice delle ampie potenzialità del Museo e delle sue collezioni.
Il Piccolo Atelier della moda è dedicato all’accessorio, in particolare a cappelli e calzature, come esempio dell’eccellenza artigianale italiana. Questo piccolo ambiente ospita una parte dell’ampia collezione di cappelli del Museo, datati tra la fine dell’Ottocento fino agli anni Sessanta del Novecento e appartenuti a donne celebri. Qui si trovano anche figurini originali donati dalle grandi case di moda e riviste di moda degli anni Cinquanta.
Proprio la sala successiva La Palma della moda è un omaggio a Palma Bucarelli, Sovraintendente storica della Galleria Nazionale d’arte moderna e donna di straordinaria avvenenza e fascino, che nel 1996 ha donato il suo guardaroba al Museo. La sala, tra abiti, gioielli, accessori e riviste, offre spunti per una riflessione sull’evoluzione della moda tra anni Quaranta e Cinquanta. Sono presenti abiti di prestigiose sartorie romane, Zecca, Battilocchi, le sorelle Botti e le sorelle Cecconi. Palma Bucarelli è qui non solo emblema dell’eleganza ma anche prima testimonial di un arte che entra a far parte della vita: “arte da indossare” come i suoi splendidi gioielli creati dagli artisti.
Dal 14 dicembre 2018 è disponibile una guida del Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX", recensita da Annamaria di Stefano.
Via Boncompagni 18,00187 Roma, Italia
telefono
Tel. 0039 0642824074
museoboncompagni.info@beniculturali.it
web
http://www.polomusealelazio.beniculturali.it/index.php?it/246/museo-boncompagni-ludovisi-per-le-arti-decorative-il-costume-e-la-moda-dei-secoli-xix-e-xx
orari
martedì- domenica 8.30-19.00. Chiuso tutti i lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre.
accesso per i disabili
si
biglietti
Ingresso gratuito
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