periodo: 06/12/2016 - 26/02/2017
curatore: Louis Godart in collaborazione con David Grosset e Maurizio Scarpari
presso: Roma, Palazzo del Quirinale Galleria di Alessandro VII
Si è inaugurata Roma la mostra "Dall’antica alla nuova Via della seta": ottanta pezzi di rara fattura provenienti da prestigiosi musei, biblioteche, istituzioni archivistiche italiane ed europee tra cui anche il British Museum di Londra, il Museo Cernuschi e il Museo Guimet di Parigi, il Museo delle Civiltà/Museo d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” di Roma, la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e molti altri ancora. Capolavori eterogenei fra loro (statue, terrecotte, ceramiche, porcellane, rilievi, sete, monete, stampe, manoscritti, codici cartografici, incunaboli ecc.) ma specimen della infinita produzione che ruotò intorno alla leggendaria Via della seta, testimoni della sua diffusione geografica e cronologica, di rapporti economici e culturali, di influenze e contaminationes che stabilì fra le varie regioni e civiltà per cui passava.
Questi oggetti preziosi, esposti in mostra, insieme a una ventina di opere moderne realizzate da artisti cinesi contemporanei, ci sorprendono nella Galleria Alessandro VII al Quirinale.
L’idea dell’esposizione, curata da Louis Godart in collaborazione con David Grosset e Maurizio Scarpari, è nata dalla nuova attenzione rivolta alle rotte commerciali che attraversano il continente euroasiatico: secondo il progetto avanzato dalla Repubblica Popolare Cinese ed illustrato dal Presidente Xi Jinping, una "Nuova Via della Seta" collegherà l’antica città di Xi’an con Rotteradam, e, attraverso molte diramazioni, con altre grandi città europee fra cui Venezia.
E così la mostra, nuova opportunità per raccontare la storia millenaria dei rapporti tra la Cina e l’Occidente (in particolare l’Italia), è nello stesso tempo sia erede della grande rassegna La Seta e la sua via, che ebbe luogo al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1994, che testimone delle nuove relazioni diplomatiche che si sono recentemente stabilite fra le due parti del mondo.
Lungo l’antica Via della Seta, Die Seidenstrasse, secondo il termine coniato nel 1877 dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen, che attraversava il vasto continente euroasiatico «mercanti di diverse nazionalità, provenienti dai luoghi più disparati, si incontravano, soggiornando tanto nei centri maggiori quanto nelle remote oasi disseminate lungo la strada o in caravanserragli che si trovavano grosso modo a un giorno di viaggio l’uno dall’altro, commerciando merci e raccogliendo informazioni essenziali per proseguire il viaggio con profitto e in sicurezza. […] Aveva luogo uno scambio continuo di beni e di conoscenze, venivano messe a confronto usanze, pratiche, idee e fedi religiose in un mondo che ai nostri occhi appare assai più tollerante e aperto di quello in cui viviamo oggi.» (M. Scarpari).
Gli oggetti presenti in mostra, fra cui molti reperti archeologici provenienti dai siti che fiorirono lungo il tracciato della grande via carovaniera, testimoniano la varietà e la ricchezza degli scambi e l’abilità dei maestri artigiani nei vari ambiti della produzione delle ceramiche, delle pietre, dei metalli preziosi, delle sete.
Nella prima sala ci accolgono subito opere importanti fra cui un rilievo funebre del III d.C. proveniente da Palmira; ci sono poi una serie di figure in terracotta colorata e/o invetriata legate al mondo dei commerci e delle carovane: il Cammello accosciato con in groppa il cammelliere (Dinastia Wei Settentrionale, 386-534) - ad esempio – o il Cammelliere su cammello battriano, il Mercante sogdiano, il gruppo di Sei suonatori a cavallo, lo Straniero dal volto velato o legate al mondo dell’Aldilà come il Guardiano di tomba (zhenmushou) tutte Dinastia Tang (618-907). Del mondo del commercio si parla, inoltre, in una tavoletta in argilla del regno di Nabonedo (VI sec. a C.)
La seconda sala è dedicata alla cartografia. Codici, mappe, pergamene, incunaboli restituiscono una rappresentazione geografica dovuta alla perizia dei cartografi che hanno rappresentato il mondo a loro noto, integrando le nuove conoscenze in un quadro sempre più ampio e complesso. Determinante in questo fu la funzione dei mercanti, missionari, viaggiatori in genere: primi fra tutti Marco Polo e i gesuiti Matteo Ricci e Martino Martini. Fra i pezzi in mostra particolarmente significativo il Mappamondo di Fra’ Mauro (1448-1459), facsimile dell'originale conservato presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. Emozionano il Testamento di Marco Polo, documento membranaceo in minuscola cancelleresca (Venezia-Rivoalti, 9 gennaio 1324) o l’edizione a stampa del De le meravegliose cose del Mondo di Marco Polo (Venezia, Giovanni Battista Sessa, 13 giugno 1496), un incunabolo in ottavo dell’opera più conosciuta, successivamente, come Il Milione.
Nella stessa sala sono esposti esempi di sete trecentesche: i panni tartarici, preziose stoffe realizzate da tessitori cinesi, islamici e dell’Asia Centrale fra la metà del XIII e del XIV secolo che raggiunsero l’occidente cristiano come doni diplomatici diventando un simbolo di prestigio e ricchezza presso le corti dei regnanti europei e quella papale. In queste sete sono realizzati i parati liturgici di Benedetto XI (1240-1304) esposti nella sala successiva, di confezione italiana, provenienti, appena restaurati, dal Museo del Tesoro di San Domenico di Perugia. Per quanto riguarda la tessitura è significativo segnalare anche che per le sete realizzate in Italia, soprattutto a Lucca e Venezia, i nostri artigiani adottarono le soluzioni tecniche e decorative dei panni tartarici rielaborandole in forme originali per rispondere meglio alle richieste del mercato europeo.
E ancora sul “mondo della seta” in genere, è opportuno ricordare che ha antichissime origini in Cina a partire dalle prime coltivazioni del III millennio a.C. e che di questo mondo i cinesi detennero a lungo il monopolio, in quanto fonte di grande ricchezza: pare che nel II sec. a Roma la seta grezza – giunta attraverso le rotte carovaniere - valesse più dell’oro! I Paesi occidentali si interrogarono a lungo sui segreti della sua produzione sinché intorno al 550 alcuni monaci portarono a Costantinopoli delle uova di baco da seta e da lì la sericultura e le manifatture tessili si impiantarono anche in Occidente.
Inquietanti statue appartenenti all’arte del Gandhara, fra cui un Bodhisattva stante (Maitreya?) in scisto (Pakistan, II-III secolo) e due rappresentazioni del Buddha stante, una proveniente dal Pakistan (II-III sec.) - anch’essa in scisto, l’altra dall’India in arenaria rossa (periodo Gupta, IV-VI secolo), fanno guardia ai preziosi oggetti conservati nelle vetrine. Quest’arte, testimoniata da opere plastiche, architettoniche e, in misura minore, pittoriche realizzate tra la fine I sec. A.C. e il IV-V secolo d. C., è per lo più a soggetto buddistico, caratterizzata da influssi ellenistico-romani, indiani, iranici e centro asiatici, testimonianza del processo di fusione di elementi di culture diverse.
I motivi decorativi che testimoniano l’universo figurativo della produzione serica (fra il V e il XV sec.) sia nel mondo orientale che in quello occidentale (di solito di tipo animalistico: cavalli alati, draghi, fenici, leoni aquile) sono presenti anche negli oggetti (dalla toreutica, alle porcellane, alle terrecotte, alle maioliche) e nel passaggio e nella mediazione di civiltà diverse (cinese, centroasiatica, sassanide, islamica, bizantina) subiscono un’evoluzione mantenendo, in alcuni casi, il loro significato originario o acquistandone altri nell’ambito di un contesto storico culturale e geografico diverso.
Di questo rendono conto le porcellane, le paste vitree, le ceramiche le terrecotte di secoli e località diverse esposte nelle sale (Brocca a testa di fenice, Piatto con decoro a fiori, Piatto con decoro ‘alla porcellana’, Bottiglia piriforme con fenici, Piatto con girotondo di pesci, Coppa in pasta vitrea turchese).
L’ultima sezione della mostra dedicata a “La Cina contemporanea e la Via della Seta” propone opere di artisti cinesi contemporanei sensibili alle immagini che evocano le carovane e i paesaggi disseminati lungo le rotte che collegavano l’Estremo Oriente e l’Occidente. Non è tralasciato neanche il ruolo del tè e il complesso cerimoniale legato alla sua preparazione anche in tempi moderni, come attesta la Teiera cinese di Yang Shiying e Zhong Ruoyi che troneggia al centro dell’ultima sala.
Via Ventiquattro Maggio, 16, 00186 Roma
orari
10-16 (ultimo ingresso ore 15) dal 6 al 18 dicembre 2016 e dal 10 gennaio al 26 febbraio 2017: martedì-mercoledì-venerdì-sabato-domenica dal 19 dicembre 2016 al 9 gennaio 2017: 19-23; 27-30 dicembre 2016 e 3-5 gennaio 2017
accesso per i disabili
si
biglietti
Ingresso libero - prenotazione obbligatoria (www.palazzo.quirinale.it)
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