Il termine niello deriva dal latino nigellum ("nerastro"), diminutivo di niger ("nero") e fa riferimento ad una antichissima tecnica di oreficeria che consiste nel riempire un’incisione su metallo prezioso con un amalgama di metalli di colore scuro.
Questa tecnica, di cui abbiamo le prime testimonianze nelle decorazioni delle spade micenee, era conosciuta anche dagli egiziani e si sviluppò in oriente e nell’arte Bizantina.
Tra le più antiche fonti, Plinio scrive che i solchi realizzati con un bulino vengono riempiti con un composto fuso di argento, rame e zolfo. Questi metalli, ai quali nel Medioevo e nel Rinascimento si aggiunse anche il piombo, fondono a basse temperature e si inseriscono agevolmente nella cavità, l’eccesso viene poi eliminato ottenendo decorazioni piuttosto elaborate. Anche il Monaco Teofilo né da testimonianza.
Il procedimento è piuttosto complesso: dopo aver cotto la miscela di metalli, l’amalgama che ne deriva viene macinata in acqua e ridotta in grani. Questi vengono sottoposti a lavaggio mediante bollitura ed asciugati su un panno di lino. Alla miscela viene aggiunto il borace (utilizzato per le saldature), un cristallo bianco che ad alte temperature si trasforma in vetro isolante. Deterse le lastre, si cospargono con borace liquido anche i bordi delle incisioni. L’inserimento della mistura avveniva tramite una cannuccia di penna d’oca che consentiva una maggiore precisione. Una volta asciugato il borace, si scalda l’insieme finché l’amalgama non giunge ad ebollizione, si lascia raffreddare, si imbianchisce e si passa alla levigazione del piano per eliminare l’eccedenza dell’amalgama, cui seguono limatura, smerigliatura e lucidatura.
In età contemporanea la tecnica è usata nell'oreficeria e si applica con un composto di colore nero formato da argento, stagno, rame, borace e zolfo.
Numerose testimonianze di questa tecnica si trovano in opere d’arte note in età bizantina viene applicata prevalentemente alla decorazione delle armi.
Tra gli esempi più noti in età Medievale la Deposizione di Benedetto Antelami, nel Duomo di Parma e l’altare portatile di Ruggero di Helmershausen, Paderborn, (Tesoro del duomo). Nel 15° sec. Questa tecnica si afferma soprattutto in Italia grazie al lavoro di artisti noti tra cui Maso Finiguerra, Pollaiolo, F. Brunelleschi, M.A. Bandinelli, F. Francia, Caradosso, Peregrino da Cesena.
Successivamente l’uso di questa tecnica rimane relegato alla decorazione delle armi soprattutto in paesi come Italia e Spagna.
10/10/2017
Storica dell’arte e curatrice indipendente si è laureata in Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza di Roma. Ha frequentato un corso di Perfezionamento in Museografia presso il [...]