Con il termine murrina si indicano oggi due entità differenti ma affini: da una parte la sezione di una canna di vetro caratterizzata da disegni prestabiliti di vario colore; dall’altra l’opera completa costituita dall'unione di queste piccole tessere.
La tecnica di produzione è antichissima, risalente ad età alessandrina e romana. Riscoperta nel corso dei secoli, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento fu prodotta Murano essenzialmente dalla Fratelli Toso (1854-1981), di cui divenne quasi il marchio di fabbrica.
La produzione di una murrina (intesa come “sezione di canna di vetro”) si effettua in vari passaggi, per sovrapposizione di strati di vetro tutti di colori diversi:
- premettendo che ogni crogiolo può contenere solo un colore alla volta, caratterizzato da una composizione chimica ben precisa, il maestro vetraio immerge la punta di un’asta metallica nella massa vetrosa fusa all’interno di un crogiolo e ripete l’operazione in altri crogioli e con altri colori a seconda degli strati e delle sfumature cromatiche desiderate
- si ottiene così una sorta di cilindro che, per essere portato alla forma di “canna,” è collegato ad un secondo supporto metallico opposto alla posizione del primo e tirato da due maestri vetrai - i tiracanna - fino a che la canna di vetro non raggiunga il diametro e la lunghezza desiderata (ce ne possono essere lunghe sino a 100/150 metri!)
- una volta poggiata a terra e raffreddata la canna viene divisa in sezioni: le tessere ottenute presentano così tutte lo stesso motivo decorativo
Per ottenere il vetro murrino si selezionano le murrine ottenute col procedimento descritto e si poggiano su un piano di bronzo secondo un disegno prescelto, colmando gli spazi vuoti con spezzoni di bacchette cilindriche di vetro. L’insieme viene riscaldato più volte per eliminare tutti i vuoti presenti. Alla fine di queste operazioni il maestro lavora il pezzo “a soffio” o “a mano volante”.
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