periodo: 09/06/2015 - 11/10/2015
curatore: Maria Sframeli, Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli, Giancarlo Parodi
presso: Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, Firenze
FIRENZE - È uno dei sette tesori nella religione buddista e favorisce la conoscenza di sé, il Lapislazzulo, la pietra a cui è dedicata la mostra Lapislazzuli - Magia del Blu allestita nel museo degli Argenti a Firenze.
Proprio alla scoperta della storia naturale ed artistica di questa roccia che un tempo si credeva dono degli dei agli uomini, è dedicata l’esposizione curata da Maria Sframeli, Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli, Giancarlo Parodi. Nata dall’idea di Gian Carlo Parodi, mineralogista del Mùseum National d’Histoire Naturelle di Parigi. La mostra è il risultato della sinergia del lavoro di studiosi di differenti discipline e offre la possibilità di ammirare alcuni dei più preziosi manufatti artistici creati nelle officine dei Medici, da orafi e intagliatori, e al contempo di scoprire origine, qualità e caratteristiche di questa magica pietra.
Due le sedi: il Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze – Museo della Specola - , che ospita la parte relativa alla storia di questa particolare pietra e il Museo degli Argenti dove sono esposti i capolavori di arti applicate.
Dal punto di vista artistico il nucleo portante dell’esposizione è proprio la raccolta di vasi intagliati in lapislazzuli, conservati nelle ‘stanze del Tesoro’ del Museo degli Argenti creati da artisti del Manierismo fiorentino maestri nel ideare forme originali e bizarre.
La passione della Famiglia dei Medici per questo straordinario materiale si protrae nei secoli a cominciare da Cosimo I de’ Medici che alla metà del Cinquecento diede il via alla Collezione in seguito implementata da Francesco I nei laboratori del Casino di San Marco e da Ferdinando, cardinale della Chiesa romana, divenuto granduca di Toscana alla morte del fratello.
Quattro le sezioni principali: nella prima "Dalla Natura all’Artificio" si possono ammirare alcune pietre grezze provenienti da luoghi diversi insieme a vasi e coppe, fiasche e mesciroba, prodotti per le corti europee nel Rinascimento e ora conservate presso i più importanti musei tra cui il Museo del Prado di Madrid, l’Ashmolean Museum di Oxford, il Grünes Gewölbe di Dresda, il Landesmuseum Württemberg di Stoccarda.
Di particolare interesse l’aspetto della produzione che da Milano, sede delle più celebri botteghe d’intagliatori, si espande in toscana ed in particolare a Firenze per volere di Francesco I che nel 1572, fece venire proprio dalla città lombarda i fratelli Gian Ambrogio e Gian Stefano Caroni. Fu così che presso il Casino di San Marco, sede dei laboratori granducali e nucleo delle botteghe di corte, gli artigiani si specializzarono in questa arte.
Nella sezione "Commesso in pietre dure e pietre dipinte", sono presenti manufatti del primo Seicento che illustrano due importanti ambiti di applicazione il commesso e quello della pittura su lapislazzuli.
Si notano manufatti come la ribalta di Francesco I, del Museo degli Argenti, la scacchiera veneziana del Victoria and Albert di Londra, realizzati con intarsi a motivi geometrici o opere come la Veduta del porto di Livorno su disegno di Jacopo Ligozzi, che si caratterizzano per la scelta di composizioni figurative più complesse. Queste creazioni, come altri piani di tavolo lavorati a commesso, divennero le più ammirate e richieste tra le produzioni della Galleria dei Lavori, la manifattura organizzata nel 1588 da Ferdinando I.
Nel Cinquecento, inoltre si diffuse anche l’uso di dipingere sulla pietra e il lapislazzuli si era rivelato particolarmente adatto poiché i maestri artigiani erano in grado di sfruttare, le sue sfumature di bianco, date dalla calcite, per rendere l’idea di cieli solcati da nuvole, oppure di simulare notturni e cieli stellati scegliendo le sue tonalità più scure venate dall’oro della pirite, dove la lazurite è più compatta.
Un pregiato esempio è rappresentato dallo ‘stipo di Alemagna’, capolavoro di ebanisteria, conservato nel Museo degli Argenti.
La sezione "La pietra blu nel fasto principesco" ospita oggetti profani e suppellettili sacre pregiatissime, richiesti da una committenza esclusiva che non temeva l’alto costo di questo raro materiale. I Borghese ad esempio, sono i committenti, in tempi diversi, di altri lussuosi manufatti come il rilievo con Baccanale di putti, conservato nella Galleria Borghese, opera di Giovanni Campi, o il servizio di Cartaglorie di Luigi Valadier, risalente alla metà del Settecento e destinato alla cappella familiare nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore, opera in cui il blu puro del lapislazzuli si affianca al bronzo dorato e all’argento.
La creazione di lavori di grandi dimensioni, quali ad esempio l’alzata da tavola commissionata dalla reggente d’Etruria Maria Luisa di Borbone, si deve all’entrata sul mercato del lapislazzuli siberiano. Questo straordinario oggetto, ereditato da Elisa Baciocchi che ne fece dono al fratello Napoleone reca oggi la ‘N’ imperiale al centro delle ghirlande.
L’ultima sezione "Dall’Oltremare al Blu Klein", dedicata al pigmento, consente di ripercorrere la storia della fascinazione che l’azzurro ‘oltremarino’, già consacrato da Cennino Cennini come “colore nobile, bello, perfettissimo oltre tutti i colori”, ha avuto sugli artisti dal Trecento ad oggi. La mostra rende omaggio alle valenze simboliche attribuite proprio al raro e costoso blu profondo del lapislazzuli, utilizzato per dipingere il manto delle Madonne e i cieli stellati degli affreschi del Trecento e Quattrocento, e scelto per opere celebri come gli affreschi della Basilica romana dei Santi Apostoli di Melozzo, in capolavori come la Cappella Sistina di Michelangelo e nelle pitture di Sassoferrato o di Artemisia Gentileschi.
Di grande interesse, infine, anche la storia delle sperimentazioni, tentate tra Settecento e Ottocento per scoprire materiali che avessero analoghe caratteristiche di resa e brillantezza.
La magia del blu si conclude con un omaggio a Ives Klein il pittore che ha dedicato molte risorse alla ricerca e allo studio di questo colore, e con una piccola sezione di gioielli contemporanei in cui al pigmento naturale si affianca l’uso di pigmenti artificiali consente di riflettere sulle più recenti scoperte.
Piazza de Pitti, 1, 50125 Firenze
telefono
055 238 8709
e-mail: firenzemusei@operalaboratori.com
web
http://www.unannoadarte.it/lapislazzuli/main/
orari
giugno, luglio e agosto 8.15 - 18.50 settembre e ottobre 8.15 - 18.30 chiuso primo e ultimo lunedì del mese
accesso per i disabili
si
biglietti
Intero: € 10.00 Ridotto: € 5.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 ed i 25 anni Gratuito riservato a minori di 18 anni di qualsiasi nazionalità, portatori di handicap ed un accompagnatore, giornalisti, docenti e studenti di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della formazione, Diploma di Laurea di lettere e filosofia con indirizzi di laurea archeologico o storico-artistico, Diploma di Laurea o corsi corrispondenti negli Stati membri dell’Unione Europea Il biglietto della mostra consente l’ingresso anche al Museo degli Argenti, Giardino di Boboli, Museo delle Porcellane, Galleria del Costume e Giardino Bardini.
catalogo
Sillabe
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patrocini
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo della Toscana
10/10/2017
Storica dell’arte e curatrice indipendente si è laureata in Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza di Roma. Ha frequentato un corso di Perfezionamento in Museografia presso il [...]