periodo: 26/01/2017 - 29/01/2017
presso: Guido Reni District - Ex caserme Guido Reni
Come sempre l’appuntamento di gennaio con Altaroma e con le proposte di Artisanal intelligence, con Studiò l’evento curato da Clara Tosi Pamphili e da Alessio de'Navasques, ha riservato alcune sorprese interessanti frutto della consueta attività di scouting e valorizzazione di giovani designer e artigiani che coniugano il fashion con la qualità e l’artigianalità.
Essenziale ma potente nel messaggio e nella messa in scena l’allestimento che ha posto le creazioni in costante dialogo con l’arte nello spazio fluido Guido Reni District delle ex Caserme di via Guido Reni le cui strutture ampie e modulabili hanno reso possibile ogni genere di contaminazione. Ed è proprio la contaminazione che sembra aver costituito il filo conduttore di queste iniziative espositive, abiti sul fondo di scenografiche opere d’arte, in forma di arazzi d’autore, degli artisti Enrico Accatino e Alberto di Fabio rigorosamente realizzati dalle mani degli abili maestri arazzieri di Penne, in Abruzzo, ed espositori che, nella loro assoluta semplicità e rigore esaltano l’idea di laboratorio, di uno “spazio del fare”, rendendo ancor più evidenti l’essenza e la preziosità della ricerca dei materiali. Di grande fascino il tavolo de l’HUB di Barbara Zucchi Frua, l’impresa creativa che per l’occasione ha presentato, matrici per stampe in legno, pigmenti e campioni di stoffa reinterpretando la tecnica ideata da William Morris nel XIX secolo in un gioco di rimandi a terre lontane.
In questo spazio condiviso, dove l’idea di ricerca si fonde con la pratica artigiana e con l’alta qualità della rifinitura e del dettaglio, sono stati esposti pezzi sempre originali e talvolta classici nella loro ricercata eleganza.
Tutte interessanti le borse, da quelle più di ricerca come le borse in pelle di Forms Studio un brand artistico fondato dall’architetto Anastasia Komarova a Mosca nel 2011, che ha proposto forme d’ispirazione architettonica dimostrando come la sensibilità artistica nel design, che nulla sottrae alla funzionalità dell’oggetto, possa raggiungere un punto di equilibrio. Mentre le borse di Magrì create da Isabella Pia Ayoub, interamente realizzate a mano, raccontano di una donna raffinata che si distingue nella linea classica e nella scelta del dettaglio elaborato tutto da scoprire.
Le “Bodybag” di Solipsi inventate da Cecilia Serafini e realizzate da artigiani fiorentini, offrono un nuovo modo di vedere e interpretare la borsa quasi come un gioiello o un abito che vanno indossati, così, questi manufatti entrano in relazione con le forme del corpo diventandone quasi un’estensione.
Originali nella loro misurata eleganza anche le scarpe di Aletheia, marchio milanese della designer venezuelana Diana Carolina Yanes, che ha scelto uno stile che non esita a restituire in chiave contemporanea dettagli della tradizione come la frangia o la punta tagliata.
Anche nell’abbigliamento è la ricerca a fare la differenza negli abiti di Aurore Thibout che si muove tra Arte e Moda avvalendosi della collaborazione dell’artigiano tintore Akasaka Taketoshi di Kioto, maestro della tecnica Katazome, e dell’artista Makoto Ofune.
Ispirati al mondo del cinema e alle donne di Fassbinder, gli abiti di Frederick Hornof sono costruzioni giocate sui contrasti cromatici e materici che con decisione svelano o celano il corpo.
Pregevoli e sofisticate le lavorazioni in pelle di Marta Mantovani, giovane artista e artigiana formatasi a Roma e poi a Parigi, le cui texture tridimensionali sono apprezzate da alcuni dei più noti stilisti tra cui Ralph Lauren, Chanel, Calvin Klein o Loewe.
Abiti come seducenti architetture sono le proposte di Karoline Lang, marchio della giovane designer libanese Karine Tawil che con spirito da “viaggiatrice” interpreta la “donna elegante e in movimento” coninugando essenzialità e rigore con comodità e leggerezza.
E infine un’interpretazione del gioiello inconsueta è quella di Collanevrosi gioielli preziosi, che assemblando e reinterpretando in libertà elementi tratti dal mondo naturale, ne sottolinea il valore intrinseco e simbolico esaltando il contrasto tra la porosità cristallizzata delle spugne marine tinte e la durezza cedevole del legno, lavorato con le stesse tecniche utilizzate dai liutai.
Oltre a Studiò, Altaroma 2017 ha presentato nelle Ex Caserme di via Guido Reni, in un allestimento in cui il buio e gli specchi amplificavano le sensazioni del visitatore, altre interessanti proposte giovani tra cui Akhal Tekè, Azzurra Gronchi, Damico Milano, Ioanna Solea, Lodovico Zordanazzo, Pugnetti Parma e Schield, selezionate tra i designer provenienti dall’ultima edizione di “Who Is On Next?”.
In particolare le calzature ricamate di Akhal Tekè, che nasce nel 2015 dall’ispirazione di Benedetta Bolognesi e Gaia Ghetti, da linee semplici, in contrasto con l’elaborata e preziosa lavorazione manuale, che ci riportano in una dimensione quasi fiabesca evocata da profusioni di ori e cromie accese. Bizarre e altrettanto preziose le borse sovraccariche di elementi di Ioanna Solea o le estrose calzature di Lodovico Zordanazzo, mentre, di forte impatto per il design ricercato e la sofisticata lavorazione dei materiali, sono i gioielli di Schield vere e proprie sculture che giocano sui contrasti dei pieni e dei vuoti e dei materiali.
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