Daniela Luzzu, jewelry designer di Pordenone, è la terza vincitrice della prima edizione del contest Un gioiello per la vita e si è aggiudicata anche il premio copertina con la collana "Evasioni", realizzata in ottone, stoffa, fili di cotone e spago, distinguendosi per un design di ricerca con cui riesce a interpretare in modo originale il tema del concorso dedicato alla violenza sulle donne, attraverso una grande capacità di sintesi mettendo in relazione forme e materiali diversi.
Alla geometria squadrata del filo in metallo coniuga la morbida duttilità della stoffa che, ritorta su se stessa, assume consistenza e, prendendo una direzione irregolare, genera una crasi visiva tra la “razionalità” del filo che rappresenta “i nostri vincoli” e la capacità di evadere dalla costrizione, proprio in virtù di quell'impeto creativo insito nella natura stessa.
Non un facile compromesso dunque, ma la ricerca costante di un equilibrio da mantenere apre la via a un impulso vitale che fa sì che “il tralcio possa germogliare” e, con naturalezza, protendersi verso l’esterno. Un gioiello che sembra interpretare una donna che non teme il confronto, che persevera, con una nota di "eroismo".
E forse proprio questo equilibrio che emerge anche nella ricerca formalenei lavori di Daniela Luzzu, formatasi come pittrice a all’Accademia di Venezia e poi come graphic designer e art director, che ha intrapreso solo da alcuni anni la strada di jewelry designer.
Artigiana e designer Daniela sperimenta medium diversi tra cui la stoffa, la plastica e la carta rivisitati in direzioni non “convenzionali”. Alcuni materiali, come la camera d’aria delle biciclette o gli scarti di stoffa, vengono scelti non solo per la loro funzione estetica e sociale, ma anche per una qualità intrinseca, potremmo dire “emotiva”, legata alle vicende personali di chi li ha posseduti prima che sembra riemergere a tratti nelle scelte cromatiche e nella ricerca compositiva.
Più linee di ricerca caratterizzano la produzione di Daniela Luzzu per il marchio Double zed - ispirato alla doppia zeta del suo cognome - ma un solo grande obiettivo ne costituisce il trait d’union: trasferire nel manufatto le proprie percezioni del mondo circostante estrapolando talvolta, una sensazione, un dettaglio, un segno.
Elementi da cui nascono lavori con una struttura sempre ben precisa, delineata dalle anime in filo di ferro che li rendono indossabili anche se estrosi e che, talvolta, sembrano assumere una vita propria, un carattere volitivo, per donne che sanno indossarli senza temere di essere sopraffatte. Il gioiello diventa così un’estensione che esprime creatività o rigore, in grado di rendere chi lo indossa un tutt'uno con l’ambiente circostante o che, delimitando con tratti decisi il confine tra corpo e spazio gli conferisce una nuova identità.
Danilea Luzzu vive e lavora a Pordenone e ha esposto in spazi pubblici e privati tra cui
Museo del bijoux / Casalmaggiore (2017) - Spazio Seicento / Milano - (2017) Palazzo Ghizzoni Nasalli / Piacenza (2017) - Castello Anguissola a Travo (2017)- Palazzo del Podesta’ / Castell’Arquato (2017)- Museo della citta’ di Bobbio /Piacenza (2017) - Sala Novara del Comune / Pianello Valtidone (2017); Drat gallery / Izola - Slovenija (2016) -“Filo Rosso” Galleria Comunale “G.Negrisin” Muggia (Trieste) (2015) - Galleria “Circuiti Dinamici”/ Milano (2015)-“Ridefinire il gioiello” Mumi Ecomuseo / Milano (2015).
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10/10/2017
Storica dell’arte e curatrice indipendente si è laureata in Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza di Roma. Ha frequentato un corso di Perfezionamento in Museografia presso il [...]