Pubblicato in occasione della mostra omonima il volume “Off Loom. Fiber Art - Arte Fuori dal telaio”, a cura di Maura Picciau, Direttrice del Museo Nazionale delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Roma, raccoglie, oltre alle immagini dei lavori di trentaquattro artisti appartenenti a diverse generazioni della Fiber Art italiana, anche una serie di interventi che ripercorrono la storia di questa forma d’arte a partire dalle prime mostre tenutesi negli anni Sessanta nelle quali, a fianco della tradizionale arte tessile, veniva istituita anche una sezione dedicata agli artisti che avevano scelto questa materia come medium privilegiato.
Il testo è una preziosa guida per ripercorrere, grazie al contributo di studiosi ed artisti, non solo la storia delle mostre fondative, introdotta già nel testo di due delle curatrici, Bianca Cimotta Lami e Lydia Predominato, ma anche le strade intraprese a partire da un comune denominatore quale la trasmissione di un sapere secolare come quello della tessitura e dell’intreccio. L’interpretazione di coloro che hanno scelto questa modalità espressiva ha assunto nel tempo le forme più varie, spaziando dall’arte concettuale all’arte povera, spesso in linea con i linguaggi più aggiornati dell’arte contemporanea. Ne è testimonianza somma l’opera dell’artista Maria Lai, cui il volume è dedicato. Tra le pagine del libro si possono scoprire e riscoprire non solo i moltissimi nomi dell’arte italiana, spesso legati a precisi ambiti regionali, alcuni dei quali selezionati per la mostra, ma anche i maestri americani che, liberi da sovrastrutture ideologiche rispetto alle gerarchie di genere, hanno sperimentato questo approccio. Un importante lavoro di sintesi, propedeutico alla comprensione della centralità anche nel XX secolo dei temi affrontati, è il testo di Maria Stella Margozzi, funzionaria della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e una delle curatrici della mostra, che nel suo intervento “Arte tessile italiana, una storia possibile”, ne ripercorre le testimonianze del XX secolo a partire dal Futurismo, attraverso Alighiero Boetti per giungere sino a Pino Pascali, che utilizzò la fibra industriale ricavata dal ferro “riattualizzando la poesia di un mestiere antico”. Dai contributi emerge poi come nel tempo il rapporto tra artista e “artiere” sia stato talvolta netto nella separazione dei ruoli, mentre altre volte sia stato sfumato per fondersi, sempre più spesso, in un unico individuo. Molti di questi aspetti sono chiariti nel testo di Renata Pompas, docente ed autrice del libro “Texil design”, che descrive la natura di un movimento eterogeneo e complesso, costituito da un lato dal depositario del sapere manuale che si spinge oltre per esplorare il mondo dell’arte, acquisendo progressivamente consapevolezza, dall’altro dall’artista che vuole sperimentare nuove modalità espressive. Tutto questo tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta subisce una profonda evoluzione che vede l’emergere di uno scenario in cui i tessitori rivendicano la propria autonomia progettuale. Beatrjs Sterk, Secretary General of ETN – European Textile Network, invece, ricorda, tra l’altro, come un significativo sviluppo dell’arte tessile si verificò nell’Europa dell’Est in cui il regime comunista, concentrato sul controllo delle arti visive come pittura e scultura lasciò più margine di libertà all’artigianato, liberandolo “dall’etichetta di arte applicata” così che fu possibile sperimentare ed esprimersi in una direzione che presto incluse in questo genere di ricerca anche lavori politicamente impegnati ma non censurati dalla supervisione del Partito. Interessante notazione è anche il fatto che dopo la Seconda Guerra Mondiale i paesi Scandinavi sperimentarono formule più indirizzate all’interior design in un flusso ininterrotto che sembra condurci sino ad oggi. Il saggio affronta poi anche la delicata questione se si possa considerare la Fiber Art un’arte di genere e quale sia la reale possibilità, per la maggior parte delle donne, di affermarsi nel mercato dell’Arte. Mentre, tra gli esiti dell’arte tessile digitale negli Anni Novanta, segnaliamo l’intervento dell’artista Mimmo Totaro sulla “Mini Art Texil”, che ha ideato una serie di mostre con opere di piccole dimensioni.
Silvana Nota, critica d’arte e giornalista, propone una revisione storico critica della prima "Biennale d’Arte Tessile", trame d’autore del 1998, nata a Chieri in provincia di Torino, analizzando anche la politica delle acquisizioni al fine di creare una collezione.
Lo sguardo volto al futuro di quest’arte è testimoniato dall’intervento dell’artista Gina Morandini, che ripercorre la storia del "Premio Nazionale d’arte Tessile Valcellina" dedicato ai giovani artisti under 35, istituito sin dal 1995, appuntamento che ha coinvolto in vent’anni molte scuole ed istituzioni. E ancora al domani guarda Vanna Romualdi, docente, che racconta l’esperienza formativa di quattordici anni dell’introduzione dell’Arte tessile come materia di studio all’interno dell’Accademia di Bologna.
Un volume ricco di spunti, dunque, che presenta anche brevi profili e stralci critici sugli artisti in mostra e che costituisce un’opportunità di approfondimento da cogliere per poter comprendere meglio questo variegato mondo.
A cura di Maura Picciau
Testi di: Bianca Cimiotta Lami e Lydia Predominato, Mariastella Margozzi, Gina Morandini, Silvana Nota, Maura Picciau, Renata Pompas, Vanna Romualdi, Stefania Severi, Beatrijs Sterk, Mimmo Totaro.
Editore Corraini Edizioni, Mantova
Anno 2015
10/10/2017
Storica dell’arte e curatrice indipendente si è laureata in Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza di Roma. Ha frequentato un corso di Perfezionamento in Museografia presso il [...]