“Dare alla plastica la dignità del vetro” è una specie di magia che Enrica Borghi, artista, nata a Premosello Chivenda (Vb), che risiede ad Ameno, sul lago d’Orta, ripete ormai da molti anni.
La trasformazione della materia in chiave poetica si affianca nel suo lavoro ad una coscienza ecologica e sociale che l’ha condotta a partire dagli anni Novanta, dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera, a creare installazioni per musei e gallerie, ma anche opere site specific, su commissione e per eventi pubblici, con bottiglie di plastica riciclate e trasformate, con sacchetti e con altri materiali, quali vetri, tappi di metallo, cartoni del latte, stagnole dei cioccolatini.
Sulla scia del Nouveau Realisme con i primi lavori di Arman e Cesar e dell’arte di Michelangelo Pistoletto, e Piero Gilardi l’artista si impegna a restituire vita a quanto ha compiuto il proprio ciclo produttivo, è una sorta di impegno morale verso l’ambiente e verso le nuove generazioni.
L’arte come vita è il suo obiettivo, e proprio a partire dall’arte che reinventa l’immagine femminile creando una serie di feticci contemporanei, ideali vittime del consumismo, realizzati a partire da figure di statue antiche e dei busti marmorei e ricoprendole di stracci, bigodini ed unghie finte. L’immaginario da cui trae ispirazione è quello domestico anche se dell’angelo del focolare, dell’ancella dalle mani di fata, non rimane molto se non l’abilità stessa dell’artista ed il suo sguardo ironico.
Questa sua attività pionieristica di utilizzo e ricerca dei materiai in disuso, negli anni in cui ha iniziato, la conduce alla creazione di fantastiche sculture ed abiti, tra cui la celebre “ Regina, un'installazione per bambini" per il Castello di Rivoli (1999).
Il procedimento manuale e quasi artigianale, rimane per l’artista di grande importanza, i materiali subiscono una trasformazione parziale e sono spesso riconoscibili, proprio per rendere evidente un’operazione dichiaratamente impegnata.
Le forme nel tempo si fanno più astratte, divenendo ora giochi di luce, ora palle di neve, o ancora simulacri di forme naturali cui riconduce l’attenzione. Così divengono metafore di un agire che sa di poter osare, di poter ambire alla creazione artistica. Come un mantra questo suo pensiero così legato al fare le consente di affrontare il tema dell’effimero, della caducità delle cose, attraverso la manipolazione e la scelta consapevole di portare a nuova vita questi materiali con significati nuovi.
Il suo concepire l’artista come demiurgo l’ha condotta a fondare l’associazione Asilo Bianco, impegnata per il recupero del territorio; l’associazione si occupa di cultura contemporanea, ed organizza l’iniziativa studi aperti con artisti a confronto, mostre e rassegne cinematografiche.
Visita il sito di Enrica Borghi
10/10/2017
Storica dell’arte e curatrice indipendente si è laureata in Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza di Roma. Ha frequentato un corso di Perfezionamento in Museografia presso il [...]