A guardarle si direbbero fotografie le nature morte di Luciano Ventrone, artista romano classe 1942 attivo sin dagli anni Sessanta, che dipinge frutta e fiori con un iperrealismo fuori dal comune. Ciò che più ci attrae e ci interessa in questa sede, è la relazione nelle sue opere tra contenuto e contenitore, ovvero le ciotole, i vasi i cestini o i reperti antichi in cui l’artista dispone meticolosamente le proprie composizioni.
Sono oggetti semplici talvolta, come i cesti in vimini di provenienza contadina, manufatti che testimoniano la ricerca della genuinità e dell’autenticità di una bellezza che non risiede nella perfezione formale della frutta o dei fiori, che proprio in virtù di questo ci appaiono sempre autentici e vitali.
Altre volte il contenitore si fa prezioso, in ceramica con decori blu, in alabastro, in onice, in metallo o in marmo sbalzato, e scopriamo ancora una volta che la scelta non è casuale, le ciotole e i vasi ritratti provengono spesso infatti da una collezione che l’artista con la moglie, la fotografa Miranda Gibilisco, anche autrice delle fotografie da cui l'artista trae i suoi dipinti, ha raccolto nel tempo, nel corso dei suoi viaggi. Vengono dalla Spagna, dall’Africa, e da molti altri paesi del Mondo anch’essi sono traccia e documento di un’autenticità del fare, questa volta di un fare laborioso e pregiato che affascina Ventrone in ogni dettaglio.
Si ha così “l’opera nell’opera”, il manufatto, di pregio o non, acquisisce uno status e una vitalità che senza il contenuto non avrebbe, la funzione è esaltata ai massimi livelli da una pittura impeccabile e rispettosa che ne valorizza, quasi “consacrandole”, le qualità materiche e di lavorazione e che qui, in un’opera bidimensionale, possiamo solo ammirare e non toccare.
Lo stesso avviene con i supporti archeologici: il frammento, un capitello o un vaso a bassorilievo che in passato era forse deputato ad altra funzione, accolgono una natura sfiorita, frutta con le foglie secche, grappoli d’uva pigramente adagiati.
E ancora una volta si avvia la dialettica tra l’eterna, potenziale esistenza del manufatto e la precarietà della natura che muore per poi rinnovarsi. Il dialogo si fa serrato, l’occhio passa da un elemento all’altro esaminando i particolari e cercando in quei dettagli scolpiti il senso del tempo.
Proprio al dialogo con l’antico è dedicata l’esposizione “MATRIX. Oltre la realtà-Beyond reality”, a cura di Cesare Biasini Selvaggi, in cui l’artista presenta 30 dipinti inediti, in corso fino al 25 febbraio 2018 al Museo Civico Archeologico e Pinacoteca “Edilberto Rosa” di Amelia (TR).In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo Cambi editore.
Luciano Ventrone – Matrix. Oltre la realtà / Beyond reality
Museo Civico Archeologico e Pinacoteca “Edilberto Rosa”
Indirizzo Piazza A. Vera 10, Amelia (TR)
19 novembre 2017 – 25 febbraio 2018
Orari: venerdì, sabato, domenica e festivi (chiuso a Natale) ore 10.00-13.30 e 15.00-18.00. Prefestivi, 15.00-18.00
infoline 348.9726993
email info@associazionearchiviventrone.com
Prenotazioni: Call center Sistema Museo 199.151.123;
Museo 0744.978120 - email amelia@sistemamuseo.it
Ufficio stampa Archivio Ventrone:
Ufficio stampa Sistema Museo:
10/10/2017
Storica dell’arte e curatrice indipendente si è laureata in Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza di Roma. Ha frequentato un corso di Perfezionamento in Museografia presso il [...]