Gli accessori di Ilaria Paparesta, classe 1980, creatrice del marchio Paparesta Accessories, sono decisamente inusuali, sono oggetti di alto artigianato, realizzati a partire da materiali d’uso quotidiano reinterpretati in chiave ironica o fashion e si spirano alla storia del costume e alla nascita dell’haute couture.
Vincitrice del premio speciale Golconda Arte dell'edizione MarteLive 2019 L’abbiamo intervistata per conoscere meglio il suo percorso professionale e i suoi lavori.
Nella tua storia personale hai scelto un percorso di studi che ti ha portato a laurearti in psicologia e, solo successivamente, hai capito che la tua parte creativa ti avrebbe guidata verso un altro destino. Come è nata questa consapevolezza? C’è stato un momento preciso, un materiale o un oggetto che ti hanno suggerito quale direzione avresti voluto prendere?
A dire il vero fin da piccola avrei voluto sviluppare e consolidare questo mio lato creativo, ma le scelte scolastiche hanno virato la direzione da prendere, ma se la natura chiama, tu devi rispondere, fermo restando che non mi pento assolutamente di aver studiato Psicologia, è una disciplina che nella vita mi sarà sempre utile, sia per capire me stessa, che gli altri.
Non c’è stato un momento preciso in cui ho capito cosa volevo fare o chi volevo diventare. Ho iniziato per gioco, poi ho incontrato questo meraviglioso materiale che è la pelle e me ne sono innamorata, perché è un materiale versatile, bello da toccare e con un odore che ti crea dipendenza.
Nel creare collane, orecchini, borse, accessori per i capelli scegli soprattutto materiali da “rigenerare” - come bottoni vintage, scarti di pelle, o mozziconi di matite colorate - tramite un processo creativo che li trasfigura rendendoli altro. Al tempo stesso con queste tue scelte dai un preciso messaggio e contributo al tema dell’ecosostenibilità. Come selezioni questi materiali? Sono incontri “casuali” o li scegli con metodo?
Trovo il tema dell’ecosostenibilità importantissimo da portare avanti, soprattutto nel mondo della moda, dove negli ultimi decenni ha preso il sopravvento il fast fashion, la moda a poco che dura poco, con uno spreco di risorse materiali enorme e condizioni lavorative al limite.
Fin dall’inizio, trasformo materiali, perché ciò che può essere da buttare per uno, può diventare un tesoro per l’altro.
Iniziai con le matite colorate, collezione ancora in produzione, che ha un gran successo negli Stati Uniti, poi i bottoni vintage, che ho oramai abbandonato, per buttarmi a capofitto sulla pelle.
Tutti i pellami con cui vengono realizzati i miei accessori, sono rimanenze di terzisti che producono per il mercato del lusso. Questo implica che non so mai cosa posso trovare, ritagli o pelli intere, stampate o suede, è sempre una scoperta e di conseguenza anche una sfida.
Cerco di trarre da ogni pezzo più accessori possibili, per avere uno scarto quasi pari allo zero.
Quindi, se ho un pellame grande, ci ricaverò prima una borsa, poi gli accessori più lunghi (come le collane con le frange) e con quello che ne rimane, ritaglio le foglioline della Lea Collection.
L’assemblaggio delle collane in pelle con le foglie, tagliate semplicemente con la forbice, immagino debba essere stato complesso per ottenere gli effetti a cascata che fanno sì che aderiscano perfettamente e in modo naturale ai corpi che le indossano. Sembrerebbe quasi che ci sia un elemento rituale e arcaico in questi gesti che dalle memorie infantili della mamma sarta ci riconducono alla tua terra, la Toscana, in cui l’artigianato e l’arte hanno radici profondissime. Che ne pensi?
Penso che nascere e crescere in una terra come la Toscana sia una fortuna enorme, regione ricca d’arte e dai paesaggi mozzafiato a cui non mi abituerò mai. È pur vero che quando cresci immerso nella bellezza, l’effetto che essa ha su di te, nemmeno lo percepisci, ma sicuramente ti influenza.
Hai sentito la necessità di perfezionare la tua formazione frequentando il Polimoda di Firenze dove sei entrata in contatto con la pelle imparando a fare borse e a creare accessori di lusso, come sono cambiate le tue prospettive?
La mia esperienza al Polimoda ha cambiato tutto. E’ cambiato il mio modo di lavorare in quanto ho acquisito le conoscenze tecniche di cui prima non ero in possesso e questo ha cambiato l’approccio al materiale, ma anche quello creativo, perché la conoscenza amplia gli spazi.
Il lavoro costante e assiduo che ho fatto al Polimoda è stato un investimento vitale, mi ha aperto gli occhi su nuovi mondi, sul modo di lavorare, sull’attenzione maniacale che devi mettere su ciò che crei, se vuoi diventare qualcuno.
La formazione è importante, il talento non basta e il Polimoda è la migliore scuola per svilupparlo.
Da quanto emerge dai tuoi lavori ricerchi l’originalità e l’unicità ci sono materiali e forme che più di altre incontrano il tuo interesse?
Sì, mi piace creare accessori vistosi, accessori che oscurano l’abbigliamento mettendolo in secondo piano. Quando li creo penso a donne dalla vita frenetica, con una personalità da mostrare, ma con poco tempo. Quindi jeans, camicia e accessorio Paparesta Accessories!
Nella Borsa Zhora bag, hai utilizzato per il fondo il plexiglas luminescente che rilascia al buio la luce precedentemente incamerata, per poter vedere il contenuto della borsa facilmente sembra un’idea divertente e affascinante, hai avuto difficoltà nel progettarla o nel reperire i materiali?
Vado molto fiera della Zhora Bag, è stata una sfida bella grande e vederla realizzata è stato incredibile, tanto da brevettarla.
Mi sono avvicinata al plexiglas facendo lo stage in un’azienda di Rignano sull’Arno che lavora questo materiale in maniera eccellente.
In questo periodo di stage ho avuto la fortuna di venire a conoscenza di tutto ciò che può essere fatto con questo materiale.
E così è nata la Zhora Bag, dall’incontro tra pelle e plexiglas.
Nel collare "Lust-urya" Omaggio alla lussuria, ispirato dall'icona Pop Madonna Selezionata per il concorso Wunderkammer con tema “vizio” per la Milano Jewelry Week 2019 strizzi l’occhio al mondo fetish.
A che genere di donna pensi quando crei tuoi accessori? E in che modo secondo te l’accessorio può aiutare una persona a definire la propria personalità?
Esteticamente parlando penso sempre ad una donna con un fisico androgino, dalle poche forme, ma forte, con un carattere deciso, dominante, che non ha paura di osare e con una buona dose di narcisismo.
Mi chiedi come un accessorio possa definire la personalità. Numerose personaggi pubblici hanno fatto dell’accessorio un segno distintivo della propria personalità: Isabella Blow e i suoi cappelli, Anna Wintour e i suoi occhiali, Iris Apfel senza bracciali o collane, Elton John… etc
Vuoi contribuire con i tuoi gioielli a rendere la donna anticonformista. Cosa è per te il conformismo?
Il conformismo per me è la ricerca dell’esclusività distintiva, la cui conseguenza è un’uguaglianza piatta in cui nessuno spicca. Il conformismo è acquistare Pandora.
Come ti collochi sul mercato? Quali sono i tuoi canali di vendita?
Ho uno Showroom in centro ad Arezzo dove espongo le mie creazioni, ma anche quelle di altri artisti, locali e non. Cerco di fare rete in questo.
Il mercato a cui ho sempre puntato è quello online, ho un mio sito con e-shop, paparesta.design e un negozio online sia su Etsy.com che su Amazon Handmade.
Sei arrivata in finale per la sezione moda in questa ultima edizione di Martelive, come esperienza come ti ha arricchito? Quali erano le tue aspettative?
Tendo a non avere aspettative solitamente e questo premio mi rende orgogliosa.
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